martedì 26 giugno 2018

DUE PICCOLI SCOUT E UNA MAMMA TRIPOLARE. IL CAMPO INVERNALE.


 Due piccoli scout e una mamma tripolare. (Parte 1)
 

Due piccoli scout sono partiti ieri mattina, ricoperti da enormi zaini e da mille raccomandazioni inutili, pronti per quattro giorni di ghiaccio in un posto molto simile al Polo Nord.

La sera prima la mamma chioccia studiava segretamente un modo subdolo per far saltare il viaggio. La mamma leonessa elencava le diverse combinazioni possibili dell’abbigliamento interamente ed esclusivamente termico e impermeabile. La mamma scialla era fuori dalla stanza a fare il trenino al ritmo di ‘cacao meravigliao’ e, mentre partiva per le Isole Caiman, urlava “divertiteviiiiii!!”.

E’ la prima volta che ci separiamo per così tanto tempo, mettendo così tanti chilometri tra noi, lontani dai loro letti e da entrambi i genitori.

Il viaggio in pullman durerà qualche ora. Il tragitto sarà in parte sotto le nevicate. Quindi le domande “Avvisate all’arrivo, vero? Farete sapere durante quei giorni, vero?” sono di rigore in attesa del resto del gruppo.

Un ragazzo che veste con pantaloncini corti a qualunque temperatura e con lo sguardo limpido e responsabile dice come unica risposta “Il nostro motto è ‘Nessuna nuova, buona nuova”. Avviseremo sabato prima del rientro”.

La mamma chioccia dice a voce altissima “Che motto de mierda” mentre corre verso l’autobus per fermarlo con il proprio corpo. La mamma leonessa, scacciando i propri traumi infantili, sorride e mormora “Giusto. Anche i miei facevano sempre così. Una volta mica c’erano i telefonini. Mi sembra un’ottima idea.” La mamma scialla apre la bottiglia di martini mentre accende il motore della macchina e pensa che per l’anno prossimo sarebbe ottimo proporre qualche giorno in più di campo invernale.

E così è passata la prima giornata di assenza. Il da farsi del giorno ha tenuto i pensieri lontani e le ore sono volate. Ma poi è arrivata la sera e poi la notte. Una volta a letto la mamma chioccia ha guardato il soffitto e ha visto le sestiglie dei bambini sepolti sotto la neve e forti tremori hanno scosso le sue gambe sotto il piumone. La mamma leonessa ha tenuto strette le spalle e ha blaterato sull’autonomia dei figli e il grandissimo divertimento che li travolge, cercando di essere convincente. La mamma scialla ha fatto ubriaca qualche capriola sul letto e ha sostenuto di non avere mai avuto figli.

Ma poi è arrivata Pollyanna. Ha radunato tutte quante le mamme e ha fatto un bel discorso. Per il benessere mentale di tutte quante ha consigliato che la cosa migliore è rimanere calmi. Ha detto che sarebbe andato tutto bene. Ha fatto tacere le conversazioni caotiche e i pensieri d’inverno. E così, finalmente, cullate dalla sua voce serena, hanno tutte chiuso gli occhi e dormito benissimo per tutta la notte.

 

Due piccoli scout ancora non pervenuti. (Parte 2)
I due piccoli scout sono ancora non pervenuti, probabilmente caduti, secondo la mamma chioccia, in qualche crepaccio del Polo Nord dove aspettano quasi assiderati i soccorsi da lei inviati.

La mamma chioccia ha già guardato, con una frequenza notevole, nell’ordine: le previsioni meteo, il meteo odierno, le foto della valle, le foto del paese, le foto della casa con annesse informazioni dettagliate e le foto delle stanze, controllando poi se i letti a castello sono a norma di legge e in sicurezza. Ha già allertato le forze dell’ordine nel caso venisse meno il Wi-Fi di casa e non riesca a controllare il meteo durante la mezz’ora successiva.

La mamma leonessa legge, va a correre e gioca con l’attuale figlio unico. Ha già in mente cosa fare per pranzo il giorno del rientro e pensa a quante ore di doccia ci vorranno dopo quattro giorni di salviette umidificate. La mamma leonessa sa benissimo che, in assenza di genitori, i bambini avranno evitato qualunque contatto con il sapone, sentendosi parecchio matura quando questo pensiero la sfiora e riesce a non rabbrividire.

La mamma scialla è uscita ieri sera, abbandonando il figlio piccolo senza nessun rimorso. Ha ordinato la pizza più costosa e ha bevuto due birre medie, è salita sul tavolo lunghissimo e ha urlato al resto dei commensali che è da sfigati uscire a cena con i figli. Poi si è riseduta, si è goduta la cena, ha riso e non gli è mancato per niente guardarsi intorno continuamente, ne’ tagliare il cibo a qualcuno.

Poi, di notte, la mamma chioccia ha sentito palpitazioni, una leggera nausea e freddo alle mani. Ha pensato convinta che una mamma sente le stesse sensazioni dei figli e allora ha creduto che i piccoli scout fossero finiti dentro un iceberg. La mamma leonessa le ha spiegato che a Bergamo non c’è il mare, tanto meno ghiacciato, e che probabilmente a quell’ora dormivano da un pezzo al calduccio dei sacchi a pelo. La mamma scialla ha pensato che la prossima volta deve farsi mettere le olive sulla pizza e ha contato con fastidio gli anni che mancano perché l’attuale figlio unico possa andare via con i fratelli.

Pollyanna ha fatto fare a tutte un respiro profondo, ha ricordato che manca poco per il rientro, ha aperto un libro e dopo pochi minuti si sono addormentate profondamente


Due piccoli scout rientrano. (Parte 3)

I due piccoli scout sono rientrati molto molto contenti, portando un nuovo fazzoletto importantissimo appeso al collo e quasi tutte le cose con cui sono partiti dentro lo zaino. Sono tornati sani e salvi, senza segni di assideramento né denutrizione, con tante storie da raccontare e una grande stanchezza addosso.

La mamma chioccia si è fatta trovare sul posto con due ore di anticipo munita di diversi generi di conforto. Una volta arrivati è saltata dentro il pullman attraversando il finestrino ancora chiuso e ha baciato sulla bocca l’autista, ringraziandolo per la sua solerte guida e consapevole del fatto che riportare i figli

altrui a casa è un lavoro fondamentale e mai abbastanza riconosciuto. Poi ha accusato le guide scout di rapimento, ha giurato che non succederà mai più, ha stretto i suoi piccoli in una struggente morsa quasi letale, ha messo in spalla gli zaini, i due bambini, la macchina, i generi di conforto e si è allontanata di corsa.

La mamma leonessa, orgogliosa dell’autonomia ottenuta dai pargoli li ha abbracciati forte e ha chiesto se si fossero divertiti. Li ha fiondati sotto la doccia, svuotato gli zaini e goduto dell’ottimo stato di salute dei figli dopo essere cascata in un riuscito scherzo con delle bende finte.

La mamma scialla, una volta salutati, è salita sull’autobus, ha dato una grossa busta all’autista e ha pregato di essere portata molto lontano.

Pollyanna è comparsa soltanto alla fine, ha salutato e si è detta soddisfatta per il buon senso che ha prevalso durante la nuova esperienza. Ha augurato un buon anno e andando via ha detto ‘alla prossima’. Poi, nonostante qualcuna abbia mormorato tra i denti che non ci sarà un’altra volta, è tornata al suo posto di sempre sapendo che si vedranno ancora e ancora, ma che per ora, per quella notte e per quelle successive, avrebbero dormito tutte quante serenamente e rispettando un religioso silenzio.

venerdì 22 giugno 2018

OLIVIA 24/3/18



Tu no lo sabes aún, pequeña Olivia, pero los recién nacidos son el Año Cero, el boton reset, la levadura madre. Son la curva que no te esperas, el cuaderno en blanco. Eres demasiado menuda para saber que cuando nace un niño todo se para y se borra y se comienza de nuevo. Que cuando nace un niño se hacen las paces con el mundo, con los demás, con nostros mismos. Eres el principio y el final feliz, la protagonista de todas las historias. Tienes el poder de la creación, abriendo los ojos has hecho nacer un padre y una madre.
No lo sabes todavía, pero te esperan una bandada de primos de todos los grados, tu casa y tu cuna nueva. Te esperan días de brazo en brazo y una enorme familia y no habrá boca que no diga tu nombre con arrebato. Te esperan tus perros, los manguitos de la piscina y la antologia completa del Señor de los Anillos, de la que no podrás escapar. Te esperan las tardes al sol, la ermita de la Sierra y el Coto Tobarrillas. Las brasas para el cordero y el chocolate escondido en la mano de la abuela.
Pequeña Olivia, tu no has venido al mundo, es el mundo que se acerca a ti para darte un beso en la frente, de puntillas y en silencio, para que no te despiertes.




NOI E IL CALCIO PARTE IV (Stagione 2017/2018)


È arrivata la fine di una lunga stagione. Compiuto l’ultimo torneo, l’ultimo lavaggio della divisa, le ultime zolle staccate dalle suole. Il termine di una bella annata, come il vino, finita con il sole e il vento, con un buon sapore che rimarrà nel ricordo fino a settembre.
Dopo l’estate cambieranno scuola e sul campo invece si giocherà a 9. Si allargheranno le porte e lo spazio su cui correre, come si dovranno ampliare le loro piccole menti e i loro zaini pieni di libri quando metteranno i piedi sul prossimo gradino.
Chissà se saremo pronti anche noi grandi, come a bordo campo, quando diventerà sempre più difficile accettare gli errori e le sconfitte. Quando saremo sproporzionati nell’esplosione di entusiasmo ad ogni vittoria. Forse sì, saremo pronti, perché alla fine si griderà sempre “Forza Gera” comunque vada.
Un anno ancora per imparare che a volte si vince e a volte si perde. Che si può perdere contro i forti e poi vincere su quelli che hanno sconfitto i forti, in uno sciocco giro di giostra che serve a capire che la palla è rotonda. Che si può essere ultimi anche se si è stati bravi o essere primi per un colpo di fortuna. Un passo in più che fa diventare grandi, perché non si finisce mai di imparare la lezione più difficile: l’importanza dell’impegno, l’importanza di essere squadra.
I nostri piccoli ma immensi guerrieri legati dalla stessa voglia di giocare. Un gruppo che cresce e si amplia ogni anno, eppure, da come si guardano, sembra siano sempre stati gli stessi dall’inizio, tutti lì a correre sgangherati da quando non sapevano ancora allacciarsi le scarpe.
Da sempre loro, che bevono dalle stesse borracce, che si scambiano incuranti le magliette e i calzettoni, che mangiano le caramelle come se non ci fosse un domani, che condividono segreti, si proteggono e si accettano come nessun adulto saprebbe mai fare.
Arriverà un giorno in cui dovranno scegliere altro, ma non è adesso. Ora è il tempo per loro, il tempo delle corse, del divertimento e dell’entusiasmo. E’ il tempo nostro, di restare, di tifare, di stare bene insieme. Ora, e per il prossimo anno biancorosso, Forza Gera!