venerdì 10 agosto 2018

DUE PICCOLI SCOUT E IL CAMPO ESTIVO. GIORNO 7/7


-Che ora è?
-Le 9. Niente messaggi.
-.........
-E adesso?
-Le 9 e 5 minuti. E niente messaggi.
-Stasera devo scrivere l’ultima puntata.
-Di cosa?
-Del campo estivo. Il ritorno. Se ritornano…
-Certo, amore. Sissamai. Son tutti lì ad aspettare un finale, che poi dipende, finale da Commedia o finale da Tragedia.
-Non portare sfiga tu. Messaggi?
-Niente.
E così la mattina della mamma tripolare è passata attendendo un orario di arrivo e chiudendo valigie.
Alla fine i Due Piccoli Scout sono tornati. Con gli zaini terribilmente puzzolenti, fiumi inarrestabili di parole e un polso leggermente scheggiato.
Hanno scoperto che il tempo vola quando ci si diverte e che a loro sembra ieri quando sono partiti.
Hanno mangiatoverdure, corso veloci nelle lupettiadi, caduti dai letti a castello, organizzato il loro tempo in autonomia, scoperto di essere sonnambuli, pulito bagni con quantità spropositate di detersivo, visto come si scioglie lo stagno per fare monete, raccolto le more, fatto la festa dell’ impero cinese e tante altre cose, che forse non sapremo mai. Perché quando si va a un Campo Estivo la cognizione del tempo e della memoria svanisce come per magia.
La mamma chioccia, all’arrivo del pullman, ha guardato con curiosità i genitori in attesa, e non l’è sembrato vero di sentire “Questi sette giorni, però, non passavano mai”. Ha detto con supponenza a tutti “ALLORA NON SONO IO LA PAZZA!!” e si è lanciata verso il fiume dei bambini che scendevano dall’autobus. Ha morso sul collo una Giovane Capo che urlava goliardica “Allora bambini, torniamo su di nuovo?”, ignorando il lungo “Sìììììììì!!!” di tutto il branco. Ha salutato velocemente altre mamme chioccia che fuggivano correndo con i figli sulle spalle, ha chiamato gli zaini puzzolenti, che si sono diretti da soli verso la macchina e, strattonando dalle camicie i propri piccoli scout, è scappata con un lungo sospiro di sollievo.
La mamma scialla ha guardato con nostalgia il mese di ottobre, dove ricominceranno le uscite, spera che il tempo voli anche per lei. Poi si è imboscata dentro il portabagagli del piccolo autobus, perché l’autista tatuato le è sembrato un ottimo accompagnatore per raggiungere la frontiera dell’Argentina.
La mamma leonessa, col senno di poi, ha pensato che alla fine ne è valsa la pena. I piccoli scout sono tornati intensamente felici dell’esperienza e non hanno smesso un solo secondo di parlarne, tranne durante il tramortimento pomeridiano, esausti e rilassati, sui loro letti.
La mamma leonessa si ricorda di sua mamma, che dormiva sul divano per ore e ore, in attesa di sentire la chiave nella toppa. Che poi la doveva svegliare sbuffando perché non serviva aspettare il rientro. Si ricorda di lei stessa, allora, che non aveva mai capito niente fino ad ora.
Questa sera ci sono tutti, quando si spegnerà la luce saranno di nuovo in cinque, e anche se è stata bravissima a mantenere l’equilibrio, sa che dormirà con abbandono, con il cellulare finalmente lontano e spento, con il leggero russare oltre la sua stanza, per recuperare le ore di sonno legittimamente perdute.

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